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La Chiesa di San Nicola a Locorotondo

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Custodita nella cinta muraria di Locorotondo la piccola chiesa di San Nicola, è un piccolo tempietto di semplice eleganza e splendore artistico.  Fu  edificato nella seconda metà del ‘600 su un preesistente luogo di culto dedicato al Santo di Myra. La struttura ripete il modello architettonico delle chiese rurali della Valle d’Itria  con una facciata semplice, abbellita da un timpano con un piccolo rosone, che  accede alla navata unica con volta a botte .

L’accogliente geometria della chiesetta, la luce riflessa sulle pareti bianche e i dipinti dai colori vivaci e freschi di un recente restauro, lasciano esterrefatti. La volta è animata da Angeli Musicanti sospesi nell’azzurro del cielo, più in basso sono raffigurate storie della vita di San Nicola.

Il primo affresco entrando a destra rappresenta la Colonna miracolosa, ovvero la colonna di marmo che miracolosamente giunse da Mira a Bari galleggiando in mare seguendo le spoglie del Santo. La colonna, di colore scarlatto, a cui il dipinto fa riferimento, è fisicamente custodita nella Basilica pontificia di San Nicola a Bari e da secoli attira la devozione dei pellegrini che accorrono a toccarla convinti delle sue virtù taumaturgiche. Per tradizione infatti san Nicola è un taumaturgo ed è anche protettore dei bambini, delle giovani spose e dei marinai.

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Per tornare in forma: passaggiate e alimentazione corretta

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Ciclovia dell'Acquedotto

Dopo i pasti luculliani natalizi è arrivato il momento di iniziare un’attività fisica costante e riprendere un regime alimentare adeguato. La prima cosa da fare è senz’altro quella di concedersi una camminata a passo veloce o una corsa sulla meravigliosa ciclovia dell’Acquedotto in Valle d’Itria, se possibile anche un’ora al dì.

La camminata o la corsa è un ottima attività per perdere peso senza patire la fame e senza troppe rinunce. È indispensabile però cambiare le abitudini quotidiane ed essere costanti.

Quando si decide di seguire un’alimentazione corretta non bisogna essere ossessionati dalla bilancia, per evitare di scoraggiarsi! L’obiettivo che ci si deve porre è a lungo termine, per questo, un trucco per dimagrire è fare attenzione alla cena perché è quasi impossibile bruciare le calorie ingerite, quindi è bene evitare pasti troppo elaborati e scegliere verdure e proteine magre, masticare lentamente ogni boccone per assaporare il cibo e aumentare il senso di sazietà, inoltre è indispensabile bere 1,5-2 litri d’acqua al giorno.

Se il tempo non consente le passeggiate sulla ciclovia sarebbe ideale iscriversi in palestra per non ricadere nell’inattività, evitando lunghi allenamenti estenuanti, mentre è preferibile concentrarsi su esercizi d’intensità moderata.

L’alimentazione ideale si compone di cinque minipasti: colazione, due spuntini, pranzo e cena. Gli alimenti che più aiutano a rimanere in forma sono i cereali integrali, quindi via libera a riso, pasta e pane integrale, da alternare con orzo, farro, kamut, avena e quinoa. Preferire la frutta drenante come l’ananas che si trova facilmente in questa stagione, da abbinare a mirtilli, lamponi e ribes, oltre ad arance mandarini, pompelmi e kiwi, ricchi di vitamina C. Per quanto riguarda la verdura non ci sono preferenze : broccoli, cavoli, verza, rape, finocchi, sedano e spinaci e tutte le verdure a foglia verde. Ottime le proteine animali del pesce, soprattutto quello azzurro (sardine, alici e sgombro), inoltre sulla tavola non deve mancare il merluzzo, il salmone e la carne bianca magra come tacchino, pollo e coniglio. Banditi i condimenti troppo pesanti, meglio olio evo, aceto, erbe aromatiche tipiche della nostra valle. Durante la giornata concedersi due tazze di tisana per depurare il fegato a base di tarassaco, rosmarino, carciofo, bardana e menta.

Buon anno a tutti!

Dott.ssa Tiziana Losavio, Nutrizionista

Per tornare in forma: passaggiate e alimentazione corretta

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Ciclovia dell'Acquedotto

Dopo i pasti luculliani natalizi è arrivato il momento di iniziare un’attività fisica costante e riprendere un regime alimentare adeguato. La prima cosa da fare è senz’altro quella di concedersi una camminata a passo veloce o una corsa sulla meravigliosa ciclovia dell’Acquedotto in Valle d’Itria, se possibile anche un’ora al dì.

La camminata o la corsa è un ottima attività per perdere peso senza patire la fame e senza troppe rinunce. È indispensabile però cambiare le abitudini quotidiane ed essere costanti.

Quando si decide di seguire un’alimentazione corretta non bisogna essere ossessionati dalla bilancia, per evitare di scoraggiarsi! L’obiettivo che ci si deve porre è a lungo termine, per questo, un trucco per dimagrire è fare attenzione alla cena perché è quasi impossibile bruciare le calorie ingerite, quindi è bene evitare pasti troppo elaborati e scegliere verdure e proteine magre, masticare lentamente ogni boccone per assaporare il cibo e aumentare il senso di sazietà, inoltre è indispensabile bere 1,5-2 litri d’acqua al giorno.

Se il tempo non consente le passeggiate sulla ciclovia sarebbe ideale iscriversi in palestra per non ricadere nell’inattività, evitando lunghi allenamenti estenuanti, mentre è preferibile concentrarsi su esercizi d’intensità moderata.

L’alimentazione ideale si compone di cinque minipasti: colazione, due spuntini, pranzo e cena. Gli alimenti che più aiutano a rimanere in forma sono i cereali integrali, quindi via libera a riso, pasta e pane integrale, da alternare con orzo, farro, kamut, avena e quinoa. Preferire la frutta drenante come l’ananas che si trova facilmente in questa stagione, da abbinare a mirtilli, lamponi e ribes, oltre ad arance mandarini, pompelmi e kiwi, ricchi di vitamina C. Per quanto riguarda la verdura non ci sono preferenze : broccoli, cavoli, verza, rape, finocchi, sedano e spinaci e tutte le verdure a foglia verde. Ottime le proteine animali del pesce, soprattutto quello azzurro (sardine, alici e sgombro), inoltre sulla tavola non deve mancare il merluzzo, il salmone e la carne bianca magra come tacchino, pollo e coniglio. Banditi i condimenti troppo pesanti, meglio olio evo, aceto, erbe aromatiche tipiche della nostra valle. Durante la giornata concedersi due tazze di tisana per depurare il fegato a base di tarassaco, rosmarino, carciofo, bardana e menta.

Buon anno a tutti!

Dott.ssa Tiziana Losavio, Nutrizionista

A record year for the Apulian airports of Bari and Brindisi

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Aeroporto di Bari
Aeroporto di Bari

For the airports of Bari and Brindisi, the year just ended has been a memorable year. Overall, the two airports in Puglia have registered 7.49 million passengers (arrivals + departures): this is a new record! The overall increase compared to 2017 was + 7.2%, while the international line alone, with 2.65 million passengers, recorded + 18.2% compared to the previous year. Bari airport in 2018 exceeded the threshold of 5 million passengers consolidating its growing position among the 15 busiest airports in Italy. Furthermore, in 2018 new international connections were started, including the flight from Bari to Moscow.

Fondazione S. Domenico, i Convegni Internazionali sulla Civiltà Rupestre

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I convegni internazionali di studio sulla Civiltà Rupestre sono organizzati dalla Fondazione con cadenza  biennale per promuovere la ricerca e la conoscenza degli habitat rupestri di età medievale. Nel corso degli anni gli studi hanno approfondito tematiche specifiche, spaziando dalla storiografia, all’iconografia, all’archeologia e gli incontri della Fondazione sono diventati punto di riferimento per gli studiosi del settore grazie anche alla partecipazione di accademici di respiro internazionale. Le case-grotta, le chiese-grotta assieme alla salvaguardia della vegetazione locale e del paesaggio sono da sempre stati il focus del comitato tecnico-scientifico della Fondazione presieduto dal Prof. Cosimo Damiano Fonseca dell’ Accademia dei Lincei, la massima associazione culturale Italiana.

Masseria S. DomenicoLe nobili finalità della Fondazione presero corpo e corso nel 2001 a Savelletri grazie all’impegno della sig.ra Marisa Lisi Melpignano, Presidente del Consiglio di amministrazione. La Onlus con sede nell’incantevole Masseria S. Domenico promuove lo studio il recupero e la tutela del territorio di Fasano e Monopoli, in particolar modo degli insediamenti rupestri di cui sopravvivono testimonianze estese pregne di misticismo orientale, essenzialità e raffinatezza. Le collaborazioni con varie Università, Sovrintendenze, Regione, Enti locali ed esperti internazionali ha permesso di valorizzare il patrimonio artistico rupestre.

Cripta dello Spirito Santo, Monopoli
Cripta dello Spirito Santo, Monopoli, ph: Fondazione S. Domenico

La Fondazione infatti si è già occupata con successo del recupero e restauro di uno dei gioielli archeologici del nostro comprensorio: la cripta dello spirito Santo di Monopoli, una basilica ipogeica di grande valore artistico e storico, ubicata lungo la statale per Alberobello in Lama Don Angelo. La cripta è stata restaurata grazie ad un progetto di recupero, finanziato dalla Fondazione e Cassa di Risparmio di Puglia, convinti che la valorizzazione dell’habitat rupestre pugliese sia in grado di produrre ricadute economiche ed occupazionali sul territorio.

Dal 2013 la Fondazione cura la gestione del Parco rupestre di Lama d’Antico di cui abbiamo già evidenziato il suo particolare fascino. Nel villaggio scavato nella roccia, abitazioni, cripte, spazi di lavoro accoglievano centinaia di persone e la loro fede che, accettando i nuovi influssi culturali, costituirono il fulcro del cambiamento tra il culto greco e quello latino. La lama divenne la culla di una civiltà organizzata ed autosufficiente cresciuta grazie allo scambio continuo tra Oriente e l’Occidente.  La Fondazione opera una fattiva opera di conservazione del parco, di proprietà del Comune di Fasano, per riportarlo al suo autentico splendore attuando un modello di gestione pubblico-privato che fa scuola e si pone come esempio per la Puglia e per tutto il sud. Il Villaggio rupestre dell’ VIII secolo, uno dei più grandi ed articolati di Puglia, registra un’attenzione  crescente da parte del pubblico che si è quintuplicato nel corso degli ultimi cinque anni. Il sogno nel cassetto della Fondazione è quello che il Parco possa diventare un giorno patrimonio UNESCO.

Dialetto: proverbi martinesi e modi di dire

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Proverbi Martina Franca

Il simpatico dialetto martinese attraverso proverbi e modi di dire riesce a sintetizzare  verità ineccepibili nonchè  insegnamenti senza tempo, espressione di profonda saggezza popolare. In questo articolo proponiamo i più noti proverbi e alcune tipiche espressioni martinesi.

I proverbi a seguire sono stati scritti utilizzando le sole lettere dell’alfabeto. Esiste però un’autorevole studio sui suoni della parlata martinese di Giuseppe Gaetano Marangi, intitolato “La Parlata dei Martinesi“ dove tra l’altro vengono indicati i segni grafici da utilizzare per poter scrivere in martinese. Non ce ne voglia l’autore se nel nostro elenco abbiamo utilizzato le sole lettere dell’alfabeto.

Stiamo arricchendo l’elenco dei proverbi. Invitiamo i nostri lettori a segnalarcene di nuovi scrivendo a proverbimartinesi@quivalleditria.it

I più noti proverbi martinesi

  • A Canulor a v’rnèt jé for – Alla Candelora (2 febbraio) l’inverno è fuori
  • A Canulor a v’rnèt jé for…c l’arrv a cuntà nat’ettànt nam a fà –   Alla Candelora l’inverno è fuori, ma se ti metti a contare (i giorni)  altrettanto (inverno) deve ancora passare (infatti il giorno della Candelora cade esattamante a metà inverno)
  • Accàtt u ‘mbrièll quann u timp jè bun – Acquista l’ombrello quando il tempo è bello
  • A cc abbatt fuort s japr a puòrt – La porta si apre a chi bussa a lungo
  • Acc’r chiussiè a lieng du curtidd – La (mala)lingua uccide più del coltello
  • Accughie l’acq quann chiov – Quando piove raccogli l’acqua (approfittane quando puoi!)
  • A ches ascuete mett fuc – Alla casa bruciata dai fuoco, volendo dire che è inutile darsi da fare per qualcosa di irrecuparabile
  • A chesa niètt: a catàrr e a schuppiètt – Quando il padrone di casa dedica troppo tempo alla musica o alla caccia la casa è vuota (non c’è ricchezza)
  • A chesa striètt, a fiem’n accunc’rtèt – Nella casa piccola la donna riesce a tenere tutto in ordine
  • A c’ vol u die, ka su preje – A chi vuole il suo Dio, che se lo preghi
  • A c’ nna vol L’ucchie da for – A chi non vuole, escano gli occhi fuori (dall’invidia)
  • Acqua e paglia, salimmentre passa-passa u dolor d’ ventr – Acqua, paglia e i sarmenti della vite fanno passare il mal di pancia
  • C’ pr’m peje jev mel s’rvout – Chi paga prima è mal servito
  • A cr’sciot bunaridd, già s’ all’scie u passaridd – Detto volgare ad indicare il bambino cresciuto che già si tocca le parti intime
  • A fa a varv i ciuccie pird timp e sapon – A fare la barba all’asino si perde tempo e sapone, cioè è inutile perdere tempo con gli irragionevoli.
  • A f’ gghia mot a mamm a ntenn’ – La mamma riuscirebbe a comprendere anche una figlia muta.
  • All’agghje all’agghje ca u kes jè travagghje! – “All’aglio all’aglio che il formaggio porta guai!” E’ meglio darsi ad altro anzichè perseverare nell’intento di raggiungere un obiettivo impossibile o quando le cose si mettono male!
  • Agn sturc jè mod – Ogni cosa storpiata (dal sarto), diventa moda
  • A mamm mantèn cint f’l ma cint f’l na tièn’n na mamm – La mamma mantiene cento figli ma cento figli non tengono una mamma
  • A mamma valiènt, a f’gghje mancuner – La mamma brava farà la figlia pigra!
  • A mancunèr a fièst e a ser – La donna pigra finisce col fare le faccende domestiche alla sera o il giorno della festa
  • A mer avvantèt na sc p’scànn! – Nel mare del vanto non andare a pescare!
  • Antun, antun u malet port u buon – A volte il malato sta meglio di chi si sente sano in salute
  • Arruk a zampogn p’ quann t’ abbsogn – Conserva le cose che un domani potrebbero servirti
  • Attcche u ciucc addo vol u patron – Fai sempre quello che ti dice di fare il padrone
  • Assurm’t du chen ca n’nc ajàtt – Temi il cane che non abbaia
  • A u cavadd mazz Dij (Dio) l mann l muosch – La legge di Murphy martinese e cioè che al povero cavallo magro Dio gli manda pure le mosche!
  • Avvuchet giuov’n e mid’c viecchje –  Scegli l’vvocato giovane (per l’entusiasmo) e il medico vecchio (per l’esperienza)
  • Biestje e f’l, l’ha t’n’ a cap’t’l – Bestie e figli li devi tenere al capezzale (vicini, per poterli controllare)
  • Ce studie mang jadd’n, cnj studie mang scorz de lup’n – Se studi mangi carne se non studi ti tocca mangiare la buccia dei lupini
  • C’ bell vu par’, l’uosser e a pedd’ tana dul’ – Se bella vuoi apparire, le ossa e la pelle di duoleranno ( per essere belli, bisogna fare molti sacrifici.)
  • Chedd jerv ca na vvu, all’urt nasc – Nell’orto nasce proprio l’erba che non vuoi
  • Chen ca ajàtt, na muòz’c – Can che abbaia non morde
  • C’ lass pen e capp Cia bella borl accàpp – Chi non si porta dietro cibo e qualcosa per coprirsi capita un bel guaio
  • C’ lass u viecchj e p’gghj u nuv, sep cia lass e na sep cia trov -Chi lascia il vecchio e prende il nuovo, sa cosa lascia ma non sa cosa trova
  • C s ncud’n statt, c s martidd batt – Segui la tua indole: se sei incudine non ti muovere, se sei martello batti
  • Ció ca m’tt, jacchje – Quello che metti, lo ritrovi (può essere riferito anche agli ingredienti di una ricetta)
  • Creje: alluc’scjènn, pruv’rjènn – Domani quando farà giorno si troverà una soluzione
  • C’ten an’mèl e f’l’ miè cuntiènt r’r’ – Chi ha animali e figli non può essere mai contento
  • Codd ca tin na dda e codd ca n’nc tin na c’rcà – Ciò che hai non dare e ciò che non hai non chiedere
  • Cor cuntiènt e pen a quartoudd – Se hai il cuore contento ti basta anche un pezzetto di pane
  • scet – Chi
  • C s miett p l p’cc’nn si jacchie u litt p’scet – Chi  ha a che fare con i bambini si trova il letto pisciato  a dire che chi fa carte con un incapace deve attendersi conseguenze commensurate
  • C’ tin f’l da mardà Apprum’tt e na n dà – Se hai figlie da maritare prometti ma non dare
  • C vu jabbà a v’c’n, cuc’t sob’t jaz’t d bun matt’n – Se vuoi gabbare la vicina (il socio ecc.) vai a letto presto e alzati di buon mattino
  • Cus’prn dall m’pr’m –  detto volgare: Le prime esperienze con la cugina
  • Dann e c’gnèt, amer a c’ lev – Danni e botte poveretto chi li subisce
  • Dà nu loccùl e fisciat’nn – Quando c’è così tanto disordine e sporcizia che non puoi fare altro che emettere un urlo e scappare
  • D’ c’ ta f’dèt, t’acchje ‘ngannèt – Di chi ti sei fidato, ti trovi ingannato
  • Do fiss appriss fasc’n doie n’dritt – Due persone buone di cuore che si mettono insieme si valorizzano a vicenda tanto da considerarsi due “in gamba”
  • Fa ben ca a cast ven. Fa mel ca a cast cher – Il bene o il male che fai ti ritornano comunque indietro
  • Fann quant n’vu e p’gghjet c’vu – Fanne quanto ne vuoi e ti prenderai chi vuoi. (Riferito alle ragazze da maritare che se prima di sposarsi ne combinano di tutti i colori poi fanno un ottimo matrimonio)
  • Fef e svon non ne dà a nusciun – Fave e sivoni non darne a nessuno, una variante al proverbio “Al contadin non far saper quant’è buono il formaggio con le pere”
  • Fin a ‘mber, sièmp s’mper – Fino alla bara sempre si impara
  • Fumor vasc, timp bun lass – Nebbia bassa, bel tempo lascia
  • Jacqu d av’st juggh e m’st – Pioggia in Agosto olio e mosto
  • Jadd’na curtulièdd per siemp p’ddastrièdd – La donna bassina sembra sempre giovane
  • Jazza luongh miestra pacc – Filo lungo sarta scadente
  • Jé miegghje criesc nu chen ca nu f’gghje: almen t’ mov a col. – È meglio crescere un cane che un figlio, almeno il cane ti muove la coda
  • Jé miegghje na bóna muort ca na brutta suortę  – È meglio una buona morte di una cattiva sorte
  • Juomm ‘nzurèt, minz ‘nguajèt – Uomo sposato, mezzo inguaiato
  • I nuvol l’accucchje u vint – Chi si somiglia si piglia
  • I wuei da pignet i sep a cucchier– I guai li conosce veramente chi ci sta dentro come il cucchiaio nella pignatta
  • Lienga mout jev mel s’rvout – Lingua muta (di chi non parla) viene servita male
  • Lon scennar’n chi’ch’t n’terr’ e Jacch i carr’n – Con la luna di gennaio  si vede così bene che ti permette di ritrovare una moneta caduta che  per terra (carr’n è “il carlino”, la moneta di Napoli al tempo dei Borboni)
  • Miegghje d’lor d vuors ca d’lor d’ cor – Meglio dolore di borsa che dolore di cuore
  • Megghie nu quntel n’gudd ca nu qint n’col – Detto volgare a dire che l’effetto di certi mali non è proporzionato alla loro mole ma piuttosto alla loro natura. “meglio un quintale sulle spalle che duecento grammi (un quinto) in c.***”
  • ‘Mpar’t l’art e m’tt’la da part – Impara l’arte e mettila da parte
  • Na crièd’r nè ai forestir, nè all m’rcànt  – Non credere nè ai forestieri, nè ai mercanti
  • Na ffa mèl a carn ca criesc – Non fare del male a carne che cresce (ai bambini)
  • Nev e chjetròr, l’annèt jè t’sòr – Neve e gelo l’annata sarà un tesoro
  • Nusc’n carn rest a vucciar’ggh – Nessuna carne rimane dal macellaio (nel senso che anche le più brutte si sposano)
  • Nu pont’ c scapp”, cint’ann s v’ v. – Un attimo (incidente) evitato ti fa vivere cento anni
  • Pasqua marzuotch o uierr o famuotch – La Pasqua che cade in Marzo porta guerre o fame
  • P’r’cch fasc’n lat p’r’cch – I pidocchi fanno altri pidocchi, nel senso che è meglio estirpare il male prima che si propaghi
  • Quann a ventr’ ste vacant, na s son e na s cant – Quando la pancia è vuota non si ha voglia di far niente (nè di suonare nè di cantare)
  • Quann jè turt na sc sciènn a cuort – Se hai torto stai zitto. Non provare neanche a difenderti
  • Quann mamm era ffa a puttèn tutt l’umm d’v’ntièr’n sant – Detto volgare ad indicare che quando dai per scontato che tutti ti possano dare una mano, di fatto non ce n’é mai nessuno disposto ad aiutarti
  • Quann marz vol fesc car’ l’uogn du vov – A volte il freddo di marzo è così intenso che al bue si staccano le unghie
  • Quann ta fa scannà, fatt scanna da u vuccir bun – Quando devi sottoporti ad un intervento chirurgico è meglio scegliere un medico bravo
  • Sc’nn’t letr ca ona ‘nchianà i mariùl” – Ladri scendete che devono salire i mariuoli (riferito ai politici che salgono al Palazzo)
  • Spart Napul e d’viènt Casale – Dividi Napoli e diventa un casale, cioè anche una grossa quantità se spartita tra troppe persone diventa una parte irrisoria
  • Str’ng cul’cch quann ste’ sul’cch va quann stè accumpagnet tacch’ bun imparet’ – Detto volgare a dire che è meglio imparare le cose quando si è soli per avere un comportamento esemplare con gli altri
  • Timp e frask vol a krep ka u latt bun a fa’ – Tempo ci vuole, ma poi i risultati arrivano
  • Tratt ch’dd miegghj d tev e fall le spes – Tratta quelli meglio di te e fagli pure le spese
  • Turc’ v’ gntidd’ quann je t’ nridde – Piega il rametto quando è giovane (la buona educazione si insegna sin da bambini)
  • U chen da vucciar’ gghie, chien d sang’ e murt d’ fem – Il cane della macelleria pieno di sangue è morto di fame (di una persona che ostenta cose che realmente non possiede)
  • U marchèt t mièrch – Il mercato ti lascia il segno (ti frega)
  • U murt jèv sièmp turt – Il morto modo di difendersi ha sempre torto
  • U pièsc irann s’mang  u pièsc p’cc’nn – Il pesce grande mangia il pesce piccolo
  • U p’nzir acc’r chiussiè da malat’gghje –  Il pensare (alla malattia) uccide più della malattia stessa
  • U scarper viè a scazèt – Il calzolaio cammina scalzo, a dire che lavora per gli altri e trascura se stesso
  • U sol d’ marz acc’r chiussié da mazz – Il sole di marzo uccide più della mazza (perché induce a scoprirsi anzitempo)
  • U s’gnor diè i pascutt a c’ na ten i rint – Chi ha pane non ha denti
  • U “s’n’ t’attàcc, u non t’ stacc- Il Sì ti vincola, il No non ti impegna
  • Vint d’ f’ssour t’ puort a s’pultour – Vento di fessura ti porta in sepoltura
  • V’st ciuppon ca’ p’r baron’ – Se vesti bene anche un rozzo (ciuppone, ceppo della vite) sembra un barone

Le più  colorite espressioni popolari in dialetto martinese

  • A bièv ‘nti c’nuòcchiere – Quando la biada (l’abbondanza) arriva fino alle ginocchia  fa male
  • Acc’mint’m acc’mint’m – “Sfottimi sfottimi”, riferito a donne che indossano vestiti succinti proprio per provocare gli apprezzamenti degli uomini
  • Addfr’schet l’an’m du priatuorje – Finalmente!  Che sollievo!
  • Ammariànt…-  Non mi posso lamentare
  • A orarje scuntret – Alla controra
  • Am fatt p’ n’ fa a crosc e nam cechèt l’ucchje – Stavamo per farci il segno della croce e invece ci siamo cecati un occhio. come a dire che un semplice  gesto benevolo ha complicato la situazione
  • A mièssa sc’rrèt – La Messa che mai ci celebrò ovvero fare le cose prendendosela con eccessivo comodo, fin quasi a dimenticarsene
  • Ca t cher na sajett! – Che ti colpisca un fulmine!
  • Ca t’ p’gghje na vuocc’ ! – Che ti prenda un colpo !
  • Coudd na jé sant ca fesc m’rácul – Quello non é santo che fa miracoli, riferito a uno che non si spreca per il bene altrui.
  • C’ m’ l’ha cantèt l’angiul a riecchje? – Si dice così quando si ha una premonizione che evita di compiere una azione disastrosa (fu l’ Angelo infatti a suggerire all’orecchio di San Giuseppe di non portare il bambino a Gerusalemme dove avvenne la strage degli innocenti per mano di Erode).
  • C’eta sc’ a fer sciet a pir – Quando avete in programma di fare qualcosa fatelo nel rispetto degli altri
  • Com nu quatt e nu c’nc – “Come un quattro e un cinque”, come se nulla fosse
  • Da na tuon’c d muón’c na jess na scazziett d priev’t –  Per descrivere un’artigiano  incapace  che non riesce a fare un cappello di prete da una tonaca di monaco
  • Da patron d vast’mient a varca d’aff’tt. – Vittima di mala sorte che da padrone di bastimento finì a dover prendere la barca in affitto
  • Ha ‘ncarnèt u rient! – Ti sei abituato bene!
  • Ha venut a s’gn e n’ha caccèt da jnt a v’gn – L’ospite è riuscito ad impossessarsi della proprietà. A “s’gn” è una donna  fredda e antipatica come la nuora che appena sposata è capace di spodestare la suocera.
  • Jiss l’an’m !! – Tira fuori l’anima! Dì qualcosa !!
  • L’acqu’ fesc i marawitt n’curp – L’acqua fa crescere le rane nello stomaco (é meglio bere il vino)
  • L’amà stumpà o a dema iocq? – La pigiamo o la vendiamo come uva?, come a dire “vogliamo perdere altro tempo o passiamo all’azione?”
  • Ma caròt da j’nt u cor – Perdere stima e affetto per una persona cara
  • Ma caròt na caller d’acqua frùot ‘ncud !! – Mi è caduta una caldaia di acqua bollente addosso, Mi è preso un colpo!!
  • Mamm m’ fesc e je nascìbb – Mamma mi fece e io nacqui. Detto di una persona incapace di prendere iniziative
  • Ma’nvte’t a maccaroun e carn – Mi hai invitato a maccheroni e carne, un’invito altamente apprezzato!
  • Manc all chen, S’gnor! – Da non augurare neanche agli animali (ai cani)
  • Mang’t i maccaroun saue – Mangiare i maccheroni dell’altro, ovvero stare al gioco, ascoltare le argomentazioni dell’altro senza controbattere
  • Mi capuzzèt u stuòm’c – Ho messo qualcosa dotto i denti
  • Ma squagghjèt l’an’m – Mi si è sciolta l’anima (mi sono spaventato!)
  • M’n nu locchl e fuscat’nn . Caccia un urlo e scappa. Quando c’è così tanto disordine che non c’è modo di fare nulla se non urlare e scappare di fronte a tanto disastro!
  • Na tant e nan quant – Così così
  • N’nc abbjènc – Non ho un attimo libero
  • P chep u tin, e p’ col s” n” scapp – Si dice di persona inaffidabile che lo prendi per la testa e ti sfugge dalla coda
  • Prisce di chiazz e truvol de ches – Riferito a persona amabile fuori dal contesto familiare e fonte di litigi in casa
  • Pitr scrv e Paul scass – Pietro scrive e Paolo cancella: uno fa e l’altro disfa (quando si ha a che fare con due inconcludenti)
  • Spar’m ‘mpitt – Riferito alla donna che spavaldamante cammina impettita, quasi a dire “sparatemi in petto!!”
  • Stoc all’abbint – Non ho niente da fare
  • Tièng u cor scattèt – Ho il cuore a pezzi
  • Tricul tricul – Barcollante, instabile, Riferito ad un tavolo o una sedia ma anche in senso figurato.
  • Na fumèt d’ p’pp – Una fumata di pipa, ovvero facile come bere un bicchier d’acqua
  • Viecchj, p’zziènt e c’gghjès – Vecchio pezzente e cafone come un “cegliese”, si dice in senso dispregiativo anche di un pessimo partito (marito).
  • Voc assurm assurm – Mi muovo con molto timore, ho paura
  • Vuocca larje e mena striett – Generoso a parole e avaro nel dare

Ripristino dei muretti a secco: arriva il sovvenzionamento dalla Regione Puglia :-) !

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Muretto a secco

Il Bollettino Ufficiale della Regione Puglia (n.134 del 18-10-2018) specifica i requisiti per l’adesione al sovvenzionamento stanziato per “le spese relative al ripristino e recupero dei manufatti rurali in pietra a secco, quali muretti e jazzi, senza apporto di malta, cemento e reti protettive” relativo al Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020/Misura 4.

On-line il documento completo in formato pdf, di cui si ricopiano alcuni passaggi:

Gli interventi previsti sono volti a garantire la tutela delle specie e degli habitat di interesse comunitario al fine di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020

Si intende sostenere le spese legate ad interventi di ripristino di manufatti rurali in pietra a secco, quali muretti, jazzi, elementi che svolgono un ruolo importante dal punto di vista idrogeologico in quanto contrastano i fenomeni di ruscellamento delle acque e di erosione dei terreni conseguenti ad eventi meteorologici estremi

I soggetti beneficiari sono gli imprenditori agricoli, soggetti pubblici o privati proprietari delle superfici agricole e forestali 

Le risorse finanziarie assegnate al presente Avviso sono pari ad euro 30.000.000.

L’aliquota contributiva, calcolata sulla spesa ammessa a finanziamento, è pari al 100%.

 

Il lievito dei tempi passati: la pasta madre

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Il lievito madre o pasta madre, era uno degli ingredienti più importanti da avere sotto mano poiché era indispensabile per lievitare il pane che veniva fatto rigorosamente in casa ma, anche, per la realizzazione di dolci: è più digeribile, garantisce una migliore lievitazione e si conserva più a lungo perché può contare sul processo di fermentazione innescato da diverse specie di batteri.

Nessuno comperava il lievito di birra, quello che ora si trova in tutti i supermercati e che deve essere conservato in frigo.

In che cosa consisteva questo “lievito madre”o la “pasta madre”? Come si faceva?
Il “lievito madre”o la “pasta madre” è un semplice impasto di acqua e farina che si lascia fermentare e che, se accudito, cresce all’infinito e non muore mai. In questo impasto di farina e acqua proliferano lieviti e batteri fondamentali per la lievitazione.
Per realizzarla bisogna impastare circa 200 gr. di farina con un bicchiere di acqua tiepida (certe massaie, aggiungevano un cucchiaino di miele) fino ad ottenere una piccola palla morbida e liscia. Bisogna riporre questo primo impasto in una ciotola coperta da un panno umido e lasciarlo riposare a temperatura ambiente per 48 ore prima di veder apparire un leggero rigonfiamento dell’intruglio.

Questo primo impasto, deve essere “rinfrescato” ovvero lo si deve stemperare nell’acqua tiepida e, una volta sciolto per bene, bisogna aggiungere la farina come sopra per dare da mangiare nuovi zuccheri al lievito. E’ solo da questa successiva procedura di rinfresco, fatta per circa una settimana, che la “pasta madre” sarà pronta da utilizzare e che farà lievitare il vostro pane in 3-4 ore.

contributo di Mariolina Martinelli dell’ Associazione TerraMartinae del Castrum Vetus

La pizzica del Canzoniere Grecanico Salentino

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Il Canzoniere Grecanico Salentino ha ottenuto il prestigioso riconoscimento SONGLINE MUSIC AWARDS assegnato alla miglior musica di tutto il mondo. Motivo dell’assegnazione : “il loro audace nuovo album, il loro 19esimo, una sintesi impressionante tra l’espressione trance della pizzica, che è alla base del loro stile, con influenze globali. La loro musica è ipnotica e la loro spettacolarità teatrale coinvolge il pubblico in danze vorticose.”

Famosi in tutto il mondo e premiati all’Electric Briton Hall di Londra, all’ arcinoto SONGLINE MUSIC AWARDS, edizione 2018, il Gruppo pugliese contribuisce a diffondere nel mondo la cultura della nostra terra.

I componenti del Canzoniere Grecanico Salentino

I Fenomeni: Mauro Durante, il leader della band di soli 26 anni, violino e voce Giulio Bianco: zampogna, armonica a bocca,  Emanuele Licci: voce e chitarra Massimiliano Morabito: diatonic accordion Giancarlo Paglialunga:  tamburello Silvia Perrone: danzatrice Alessia Tondo: voce e tamburello. Fenomeni che hanno saputo interpretare la pizzica nella sua migliore tradizione aggiungendo in alcuni pezzi un accento trance di ultima generazione più  intellegibile da parte del pubblico più giovane e attento alle novità.

Siamo felicissimi, incredibilmente orgogliosi…Questo è un premio a noi otto, la CGS Family, alla nostra passione e al nostro amore incondizionato per questa musica. Ed è anche un premio alla “pizzica” come movimento, come “nuovo” genere musicale. Uno stile che finalmente incontra il successo e il riconoscimento del mondo della musica internazionale. Che emozione vedere i mostri sacri che hanno vinto prima di noi!
Ci teniamo a ringraziare tutti. Grazie ai nostri fan, a chi ci ha votato, a Titti, Giuseppe, Luca e tutti a Ponderosa Music & Art, all’inestimabile sostegno di Puglia Sounds. Alle nostre famiglie, a tutti i nostri amici e collaboratori sparsi per il mondo. E grazie alla nostra terra: il Salento, la Puglia. Siamo ambasciatori di una cultura straordinaria, e portatori della sua bellezza nel mondo.

Il Canzoniere Grecanico Salentino, live a Cisternino, Agosto 2019

Il coinvolgimento del pubblico al concerto di Cisternino, 19 Agosto 2019

Oltre 100 specie di fichi in mostra nei Giardini di Pomona

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Mostra pomologica
Mostra pomologica

E’ stata di Franco Belloni, milanese di origine, l’idea di sviluppare in piena Valle d’Itria e più precisamente in località Figazzano un importante Conservatorio botanico che oggi è una realtà conosciuta fin’oltre oceano e molto apprezzata da professionisti, amatori e turisti.

Finalizzato alla conservazione della biodiversità, la ricerca e la divulgazione scientifica, il sito ospita, ormai da 15 anni, un’immensa ricchezza nei circa 10 ettari di terreno originariamente destinato al pascolo. Sono oltre mille le varietà di piante fruttifere tra cui peri, albicocchi, susini, melograni, gelsi, cotogni, giuggioli, azzeruoli, sorbi, cornioli, ciliegi, mandorli, amelanchier, cachi, kiwi, noci, pistacchi, nocciole dalle forme e dimensioni più varie e agrumi di varietà storiche nonché innumerevoli piante aromatiche e piante rare.

La collezione principale è dedicata alla specie ficus carica, una collezione fra le più importanti d’Europa e del bacino del Mediterraneo, per qualità e varietà: circa 600 tipologie di fichi afgani, bosniaci, francesi, portoghesi, albanesi, israeliani e naturalmente italiani e pugliesi. Dal fico, noto per il suo elevato valore energetico e nutraceutico, viene prodotta in loco una linea cosmetica e una linea salute sotto forma di integratore alimentare che coadiuva la protezione dello stomaco e dell’intestino.

La visita ai giardini consente di toccare con mano anche piante note ma di non larga diffusione come liquerizia, citronella, elicriso, lemon grass cinese e tailandese, ruta, melissa, canfora ed erbe aromatiche in pieno campo: rosmarini e timi, salvie, mente e issopi, artemisie e santoregge. Ogni pianta coltivata è identificata da una targhetta in ferro con il proprio nome botanico L’area di macchia mediterranea è stata lasciata incontaminata.

Nell’epicentro fertile dei Giardini si trova il cachi di Nagasaki, figlio di una piantina scampata alla bomba atomica esplosa sulla città giapponese il 9 agosto 1945 e ritrovata fra le macerie. Il cachi cresce nel mezzo di un labirinto di lavande, labirinto che sta a significare il percorso tortuoso, ma anche carico di colore e di profumo, che porta alla pace www.kakitreeproject.com

Il parco, che conta circa 4.000 visitatori l’anno di cui un terzo stranieri, è aperto al pubblico tutto l’anno ed è visitabile con prenotazione. Un piccolo shop offre la possibilità di acquistare i prodotti trasformati in modo artigianale. Il Conservatorio botanico, che spesso ospita corsi di approfondimento su tecniche agronomiche e di trasformazione, workshop e convegni, collabora anche con Università e centri di ricerca nazionali ed internazionali, progetti Erasmus + e Informagiovani, alternanza Scuola-Lavoro e campi di lavoro internazionali.

Comune di Martina Franca
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