Ostuni

Ostuni, la città bianca

Ostuni

Al nome Ostuni segue spesso l’appellativo di “Città bianca” perchè certo non passa inosservato il suo candore abbagliante soprattutto nelle giornate dal cielo limpido. Il bianco deriva dall’imbiancatura a calce, un’usanza di origine medievale inizialmente concepita con lo scopo di fornire maggiore luminosità  ai vicoletti del borgo  e diffusasi anche grazie all’ ampia reperibilità di calce viva.

L’anno 1656 fu un anno terribile per tutto il meridione d’Italia, fu l’anno infatti in cui si sviluppò la terribile epidemia di peste che causo una mortalità di circa il 50% della popolazione esistente. L’imbiancatura, grazie all’azione alcalina della calce che impedisce  il proliferare di batteri, fu uno dei pochi metodi all’epoca conosciuti per evitare che la peste dilagasse ulteriormente e così ad Ostuni venne utilizzata su ogni parete esistente dal piano strada fino al tetto delle abitazioni.

Un pò di storia

In Valle d’Itria, l’abitato di Ostuni e del suo circondario è quello dalle comprovate origini più remote. Le numerose grotte presenti nella zona collinare, offrivano all’uomo primitivo ottimi rifugi naturali da cui poter organizzare la caccia ed osservare i movimenti degli animali. Ritrovamenti ossei e ceramici confermano  con certezza  la presenza dell’uomo nell’era Palolitica. Strabiliante fu il ritrovamento dello scheletro di una donna incinta risalente a circa 30.000 anni fa, nella caverna che è attualmente visitabile nel Parco Archeologico di Ostuni. Il primo nucleo cittadino fu costruito dai Messapi attorno al VII secolo a.C., come ogni altro insediamento della Valle d’Itria anch’esso ubicato su un colle per difendersi da eventuali attacchi nemici.

Il centro storico

Ostuni, l’antica torre del XVI secolo

L’atmosfera all’interno del borgo antico è esaltata dalla raffinatezza dei tanti palazzi gentilizi, con i decori scultorei barocchi e rococò, in ricordo di secoli di floridezza economica della città. Il salotto urbano della Città bianca  è Piazza della Libertà  risistemata a partire dal il 1861 in chiave neoclassica. Nel  piccolo sito archeologico ubicato nella  piazza sono visibili   i resti dell’antico abitato messapico quelli di una delle torri che delimitavano la città nel XVI secolo, quella  pertinente alla Porta del Ponte demolita nell’Ottocento.

In continuum questo ampio spazio urbano si dilunga con Piazza Sant’Oronzo dominata dalla guglia settecentesca che celebra il santo Protettore di Ostuni, con una statua benedicente sulla sua sommità. Alle spalle della guglia su una collinetta, salendo per Via Roma,  appare la bella Chiesa di Santo Spirito col suo ornatissimo portale rinascimentale. Da Piazza della Libertà si diparte la Via Cattedrale che si addentra nell’intricato e labirintico centro storico, con i suoi ripidi saliscendi attenuati dalle tante scale di raccordo.

Il Santuario di San Biagio

san biagio, ostuni
Foto Passaturi.it

Il piccolo Eremo di San Biagio risale al XII secolo d.C:, come testimoniano alcune antiche pergamene e fu abitato da monaci greco orientali, forse basiliani. Vi si accede seguendo un sentiero dal panorama suggestivo che sovrasta la spianata degli ulivi secolari a cui fa da cornice l’azzurro del mare. Il sito è protetto da una ripida parete rocciosa e si affaccia su una gravina ricca di vegetazione spontanea e cespugliosa. A pochi passi dalla Chiesa, oltre a due pozzi scavati nella roccia per la raccolta dell’acqua piovana e una grande fovea utilizzata per la conservazione di cibi c’è l’imbocco di una grave, una grotta naturale a sviluppo verticale probabilmente utilizzata dagli stessi monaci come estremo rifugio.